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Giacomo Freddi reaction. L’imprenditore risponde a Fuori dal Coro

L’episodio che ha visto protagonista Giacomo Freddi, e il conseguente dibattito nato dopo il servizio di Fuori dal Coro (programma in onda su Rete4), ha acceso i riflettori su una realtà che molti conoscono. Germano Milite e la squadra di Fufflix hanno portato alla luce alcune criticità dei metodi di vendita adottati da Freddi e simili, suscitando una reazione da parte dello stesso imprenditore.

Ma cos’è successo veramente? E perché questa storia è così emblematica? Qui sotto potete vedere la live speciale in onda su gianca net dedicata interamente alla risposta di Giacomo Freddi a Fuori dal Coro di Mediaset:

Giacomo Freddi, la risposta a FUORI DAL CORO MEDIASET 🔴🔴🔴

L’intervento di Fuori dal Coro e la risposta di Freddi

Tutto ha avuto inizio quando Fufflix ha tentato di documentare l’evento 1% di Giacomo Freddi, un’esclusiva convention per imprenditori e professionisti. L’accesso è stato negato senza spiegazioni e poco dopo, Fuori dal Coro ha mandato i suoi giornalisti a cercare risposte direttamente da Freddi. Il format, un po’ in stile Iene, è noto per essere aggressivo: microfoni in faccia, domande incalzanti e poco spazio per divagazioni.

Il risultato? Una reazione di Freddi che è apparsa a molti come nervosa e difensiva, con dichiarazioni che oscillavano tra la sorpresa e l’accusa di giornalismo “parassita”. Ma è stato il video di risposta pubblicato dallo stesso Freddi a gettare ancora più benzina sul fuoco.

Milano come il Far West? Paura e paranoia

Uno degli aspetti più surreali della replica di Freddi è stato il passaggio in cui ha raccontato di essersi sentito minacciato durante l’intervista in strada. Milano è stata descritta come una città in cui “si sente di tutto”, quasi fosse diventata una zona di guerra, dove un giornalista che si avvicina con un microfono può essere scambiato per un aggressore. Una narrazione drammatica, che ha suscitato più di una risata tra gli spettatori di Fufflix.

Milano non è Caracas. I giornalisti non sono criminali. E se qualcuno si sente minacciato da una domanda scomoda, forse il problema non è la domanda.

Il punto più delicato della replica di Freddi riguarda le testimonianze dei suoi clienti. Secondo lui, molte persone hanno tratto grande beneficio dai suoi corsi, migliorando i loro guadagni e cambiando la loro vita. Tuttavia, ciò che manca in questi racconti è la trasparenza:

Quanto hanno speso questi clienti? Qual era il loro reddito prima di seguire il corso? Hanno davvero ottenuto i risultati grazie al metodo di Freddi, o c’erano altre variabili?

L’assenza di dati concreti rende queste testimonianze deboli. Un campione di sette persone su migliaia di clienti non può bastare a dimostrare l’efficacia di un metodo. E senza numeri verificabili, le parole restano parole.

La strategia della vittima e il gioco della manipolazione

Freddi, nel suo video, utilizza, come raccontato dall’esperto Ottavio Alvarez diverse strategie retoriche tipiche dei “guru” del marketing motivazionale:

“Ci metto la faccia” → un’affermazione che non ha alcun valore come garanzia di serietà. Anche Vanna Marchi ci metteva la faccia.

“Io non prometto, metto pressione” → un modo sottile per spingere all’azione senza assumersi la responsabilità dei risultati.

“Tutti possono farcela” → un messaggio tossico che ignora le differenze di contesto, risorse e opportunità reali.

“Milano è pericolosa” → un tentativo di sviare il discorso e spostare il focus dal contenuto alla forma.

La risposta di Freddi è stata, secondo noi, studiata, ma poco efficace. Non ha fornito nuove prove, non ha smontato le accuse con dati reali e si è rifugiato in un mix di vittimismo e attacco ai giornalisti.

E la domanda resta: quanto costa davvero il sogno dell’1%? Ovviamente continueremo a parlarne su gianca net.

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